5.2 Intelligenza di sciame

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Intelligenza di sciame

Osserva per qualche istante il video proiettato davanti a te: uno stormo di uccelli disegna figure eleganti nel cielo, un banco di pesci si avvolge in un vortice, una colonia di formiche sembra ragionare all’unisono, un gruppo di droni compone in aria la sagoma di un’aquila.
E quello che prima erano molti, sembra diventare uno.
L’intelligenza di sciame, termine introdotto alla fine degli anni ’80, non è del singolo, ma emerge dall’interazione tra gli individui: in uno stormo nessun uccello dirige il movimento né ha la visione d’insieme: vede solo chi gli sta vicino e segue poche regole — non avvicinarsi troppo per evitare collisioni, non allontanarsi troppo per non perdere il gruppo.
Da queste semplici interazioni locali nasce un comportamento collettivo complesso, fluido e coerente, come se il gruppo fosse un nuovo organismo con una mente propria.
E il polpo?
Per capire perché anche lui — da solo — abbia qualcosa dello stormo di uccelli, serve cambiare prospettiva. Nel polpo gran parte dei suoi neuroni si trova nelle braccia (sì, quelle del polpo si chiamano braccia,e non tentacoli): pensa a ciascun braccio come a un singolo individuo, che – con un certo grado di indipendenza dal cervello centrale – percepisce l’ambiente, esplora, prende decisioni e interagisce con le altre braccia. Da queste interazioni emergono movimenti fluidi e coerenti — come accade in uno stormo o in un banco di pesci.
Nel banco di pesci quello che prima erano molti, sembra diventare uno. Nel polpo, ciò che prima sembrava uno, si rivela molti.